Castelluccio nel 1844

Lo “Stato delle Anime” di Castelluccio del 20 aprile 1844

Don Francesco Benedetti era parroco di Castelluccio di Norcia nel 1844; lo stato delle anime che redasse quell’anno è giunto fortunatamente (o fortunosamente) fino a noi. E’ una sorta di anagrafe semplificata dell’intera popolazione, preziosissima perché riassume l’intera situazione in un certo momento storico, come se fosse un’istantanea salvatasi avventurosamente dalle insidie del tempo.

Fra i documenti anagrafici e di stato civile che i parroci dei secoli passati erano tenuti a compilare, lo stato delle anime è uno dei più interessanti perché dà un’idea rapida e complessiva, tuttavia dettagliata, dell’intera popolazione di una parrocchia in un dato momento storico.

Tenuta-La-Storta-1924

Pastori castellucciani alla Tenuta La Storta (Roma) nel 1924. Foto inviata da Giuseppe Iacorossi. La Storta è una zona dell’Agro Romano dove i castellucciani si recavano durante la transumanza.

Il Concilio di Trento

Lo stato delle anime, istituito con il Concilio di Trento (metà del Cinquecento), era un registro in cui il parroco, passando nelle case in occasione della benedizione pasquale, trascriveva i dati relativi alle famiglie che visitava.

Citiamo da Golem l’indispensabile:

Nel 1563 il Concilio di Trento stabilì che in tutte le parrocchie cattoliche si dovessero tenere dei Registri: il libro dei Matrimoni e quello dei Battesimi, e nel 1614 il Rituale Romanum di papa Paolo V ordinava anche l’obbligo di altri due Registri, quello delle Sepolture e lo Stato delle Anime. In questo modo una fonte preziosa di informazioni sul movimento naturale della popolazione (nascite, decessi, matrimoni) è disponibile in tutte le parrocchie, per periodi in cui le registrazioni civili sono presenti, e saltuariamente, solo in alcune città.

Lo Stato delle Anime era l’elenco nominativo delle persone abitanti nella parrocchia, raggruppate per famiglie, che il Parroco era tenuto a compilare ogni anno, in occasione della benedizione pasquale delle case. Lo scopo era l’accertamento del soddisfacimento del precetto pasquale: ogni nome era affiancato da una o due “C”, ad indicare che la persona aveva ricevuto i sacramenti della Confessione e della Comunione (talvolta una terza “C” indicava anche la Cresima); per i bambini non era riportata alcuna “C”, o una sola, se avevano già ricevuto uno dei sacramenti. Spesso alla fine del registro c’era l’elenco degli inconfessi, con la motivazione (ad esempio: assente da lungo tempo, scemo di mente, ecc.). A differenza degli altri registri parrocchiali, la forma seguita nella compilazione degli Stati delle Anime era estremamente diversificata. Nei casi più curati, essi erano compilati per località, seguendo un preciso ordine territoriale; le famiglie erano chiaramente distinte l’una dall’altra, e spesso riportavano l’indicazione del proprietario della casa ove abitavano; entro la famiglia, le persone erano elencate seguendo un ordine logico, che consentiva di individuare i nuclei familiari. Per ogni persona erano indicati: nome (anche il cognome per il solo capo famiglia), relazione con il capo o con la persona della famiglia immediatamente precedente (ad esempio, moglie, figlio, fratello), età; raramente la condizione professionale (ad esempio, è indicata per i servi). Alcuni altri caratteri si ricavano da quelli riportati: il sesso dal nome, lo stato civile delle donne dal legame sempre esplicito con un uomo di riferimento: figlia indicava che era nubile, moglie che era sposata, vedova o relicta lo stato di vedovanza. (F.Rossi, Censimenti anagrafi stati delle anime, La conta delle persone e delle cose) 

I “fochi”

Di solito ogni famiglia (ogni “foco”, focolare) era numerata progressivamente; per ognuna di esse veniva indicato il nome e cognome del capofamiglia, l’età (talvolta approssimativa); poi i nomi dei restanti membri della famiglia e le relative età. Ogni anno il parroco provvedeva a redigere da capo l’elenco, all’interno dello stesso registro, così che oggi è possibile rendersi conto immediatamente di che cosa era successo nel frattempo: chi era nato, chi era morto, chi si era trasferito altrove, chi si era sposato e aveva costruito un’altra famiglia cambiando casa, e così via. Molte di queste notizie si trovano, più precise e dettagliate, negli altri registri parrocchiali (battezzati, defunti, matrimoni), ma gli stati delle anime danno una visione d’insieme impareggiabile e riportano spesso notizie accessorie di grande valore.

Nello stato delle anime venivano spesso inserite anche altre indicazioni, preziose per noi posteri: di chi era l’abitazione in cui abitava la famiglia, se di proprietà o in affitto, se vi erano dei domestici, dei parenti, e così via.

Questo è ciò che si trova di solito negli archivi. Personalmente ho avuto modo di esaminare nei tempi passati gli stati delle anime di alcune parrocchie del comune di Perugia; in generale sono registri ben rilegati (all’epoca, a partire dal Sei-Settecento), completi, pieni di notizie interessanti.

Purtroppo con Castelluccio di Norcia non siamo stati fortunati: abbiamo un solo stato delle anime, preparato durante la benedizione pasquale del 1844 e redatto il 20 aprile (Pasqua era stata il 7 aprile), su tre delle quattro pagine di un unico foglio piegato in due.

Accontentiamoci di quelle tre pagine. E’ tutto Castelluccio nel 1844. Ci danno la fotografia precisa (salvo qualche irrilevante errore) di come fosse la popolazione di Castelluccio nella prima metà dell’Ottocento; quali fossero i cognomi più diffusi e anche i nomi, che ancora non rispecchiavano le particolarità, a volte bizzarre, di cento anni dopo (a tale proposito si veda, in questo sito, l’articolo di Claudia Ricci: Portare il nome a Castelluccio). Vale anche in questo caso l’avvertenza già data in altri articoli. Un blog non è uno studio definitivo e specialistico; si fa sempre in tempo a tornarci sopra e ad aggiornare le notizie: ciò che puntualmente faremo se avremo dettagli migliori in futuro.

E’ interessante tentare un collegamento fra la popolazione di Castelluccio nel 1844 e la struttura urbanistica del paese, che non era diversissimo dall’attuale, anche se nei secoli dei cambiamenti sono avvenuti. Così inserisco la mappa catastale di Castelluccio; essa risale a una ventina d’anni prima (è dei primi due decenni dell’Ottocento); la numerazione delle unità abitative non ha nulla a che fare con la numerazione delle famiglie adottata dal parroco nello Stato delle anime.

Catasto Castelluccio 1820 circa

Mappa catastale di Castelluccio di Norcia (circa 1820, particolare, ASPG). Notare: A – Chiesa Parrocchiale di S.Maria Assunta; C- Chiesa del Sacramento.

 

Tutto Castelluccio nel 1844

Capita spesso (alcune decine di volte l’anno) che qualcuno mi rivolga la fatidica domanda: quanta gente c’è a Castelluccio?

Ai tempi nostri la risposta è sempre diversa, in parte per mia ignoranza in parte perché dipende dalla stagione e da altri fattori. Se poi ci si addentra in tutta la problematica relativa a chi è residente, chi dice di esserlo, chi non lo è e chi si allontana d’inverno per poi ritornare d’estate, il calcolo si fa puramente aleatorio.

I fenomeni climatici e la pratica della transumanza operavano anche nei secoli passati, come abbiamo avuto modo di dire in altri articoli, ma la composizione delle famiglie e gli schemi legati all’andare e venire dal paese ai due cambi di stagione (metà autunno e primavera) erano abbastanza ripetitivi. Ed era ancora lontano il momento (che sarebbe arrivato negli ultimi tre decenni del Novecento) di uno svuotamento quasi totale della residenzialità fissa.

In quel 1844 il paese contava 94 nuclei familiari (94 “fochi”), per un totale di 486 persone, di cui 246 maschi e 240 femmine.

In realtà le famiglie sarebbero state 95, ma la famiglia di Costantino Piccolomini (formata da quattro femmine) venne cancellata dopo la trascrizione: non ne conosciamo il motivo.

La media di persone per famiglia era di 5,2 membri circa.

Stato-anime-riassunto

I tre cognomi più diffusi a Castelluccio di Norcia a metà Ottocento

Brandimarte (16 famiglie, 82 persone: 44 maschi,  38 femmine); Amici (12 famiglie, 59 persone: 29 maschi, 30 femmine); Cappelli (7 famiglie, 27 persone: 12 maschi, 15 femmine)

Le tre famiglie più numerose

Lorenzo Palombi (13 membri, 7 maschi e 6 femmine); Gaspare Laoteri (10 membri,  6 maschi e 4 femmine); Paolo Testa (10 membri, 7 maschi e 3 femmine)

Donne capifamiglia

Per la maggior parte si trattava di vedove. Sono 7 famiglie.

Uomini soli

In fondo allo Stato delle anime vengono elencati tre uomini che stanno da soli e che non vengono conteggiati come “fochi”, cioè come famiglie regolarmente costituite. Sono: Luigi Brandimarte – Rocco Brandimarte – Vincenzo Conti.

Bambini non ancora cresimati: 34

Non ancora comunicati: 156

Bisogna ricordare che fino a qualche decennio fa la cresima precedeva la prima comunione.

 

Ed eccovi lo stato delle anime di Castelluccio di Norcia al 20 aprile 1844

E’ riportato il nome e cognome del capofamiglia. Si indica con il punto interrogativo l’incertezza nella decifrazione o l’incongruenza di alcuni dati.

Fam. Nome Cognome M F
1 Francesco Pasqua 2 3
2 D.Angelo Pasqua 1 2
3 Domenico Pasqua 1 1
4 Paolo Testa 7 3
5 Luigi Piccolomini 4 3
6 Paolo Chiodetti 2 1
7 Benedetto Chiodetti 2 2
8 Nicola Ottaviani 3 2
9 Ansuino Pasqua 6 2
10 Francesco Piccolomini 3 5
11 Celestino Tuccini 2 1
12 Elisabetta Amici 1 4
13 Barbara Colacicchi 0 2
14 Vincenzo Laoteri 1 3
15 Domenico Laoteri 3 3
16 Luigi Pasqua 3 4
17 Giuseppe Coccia 4 2
18 Giuseppe Micoli 5 3
19 Felice Micoli 1 2
20 Domenico Cortelli 4 3
21 Scolastica di Francesco Tuccini 0 2
22 Giuseppe di Domenico Brandimarte 3 3
23 Pasquale Tuccini 5 1
24 Scolastica Tuccini 1 1
25 Lorenzo Palombi 7 6
26 Giammaria Perla 2 2
27 Giuseppe Montani 2 4
28 Vitenzio Testa 1 2
29 Giovanni Amici 4 2
30 Giuseppe Amici 2 2
31 Benedetto Bertoni 3 2
32 C. (?) Perla 4 2
33 Belardino Cappelli 2 1
34 Biagio Cappelli 1 2
35 Felice Ottaviani 1 4
36 Giuseppe Cocciante 4 2
37 Giovacchino Tuccini 3 3
38 Gaspare Laoteri 6 4
39 Domenico Cocciante 1 1
40 Paolo Amici 1 1
41 Giovacchino Bertoni 4 1
42 Pietro Ottaviani 1 2
43 Domenico Orsini 2 4
44 Francesco Cortelli 2 6
45 Benedetto Argenti 1 3
46 Giuseppe Bertoni 2 1
47 Pietro Brandimarte 3 1
48 Lorenzo Cappelli 3 2
49 Lorenzo Amici 4 2
50 Benedetto di Sante Amici 2 1
51 Francesco Perla 2 5
52 Angelo Perla 1 1
53 Vincenzo Perla 2 3
54 Maria di Sab.no Cappelli 0 4
55 Domenico di M. Brandimarte 4 2
56 Lorenzo Brandimarte 4 2
57 Agostino Brandimarte 3 3
58 Luca Brandimarte 2 2
59 Giuseppe Brandimarte 1 1
60 Serafino Brandimarte 5 3
61 Vincenzo Piermarini 4 1
62 Salvatore Pasqua 3 1
63 Giuseppe Cappelli 3 2
64 Scolastica Lanzi 1 2
65 Tobbia Conti 3 3
66 Pietro Piermarini 2 1
67 Lazzaro di Domenico Brandimarte 3 4
68 Filippo Brandimarte 1 6
69 Tomasso Brandimarte 4 2
70 Giosafatte Pasqua 4 3
71 Michele Perla 4 3
72 Lazzaro Amici 3 4
73 Pietro Micoli 3 4
74 Paolo Cappelli 2 2
75 Biagio Cappelli 1 2
76 V. (?) Conti? 3 1
77 Lazzaro Brandimarte 3 4
78 Loreto Brandimarte 4 2
79 G. (?) Brandimarte 2 3
80 Benedetto Amici 4 5
81 Caterina Amici 3 3
82 Ponziano Amici 1 2
83 Francesco Amici 2 2
84 Ignazio Laoteri 4 2
85 Rocco Bertoni 1 5
86 Bernardo Coccia 3 1
87 Antonio Piermarini 2 2
88 Saverio Piermarini 1 1
89 Giovanni Laoteri 1 4
90 Vincenzo Micoli 3 3
91 Gaetano Amici 2 2
92 Giovanni Ercole 3 2
93 Fabbiano Ercole 2 2
94 Fam.Costantino Piccolomini 0 4
95 Vincenzo Ercole 2
96 Rocco Brandimarte 1
Luigi Brandimarte 1
Vincenzo Conti 1
Alcune incongruenze, del resto irrilevanti, sono nel documento. La famiglia Costantino Piccolomini (qui indicata in rosso) appare depennata e non conteggiata. Gli ultimi quattro nomi appaiono aggiunti in seguito.
 
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16 risposte a Castelluccio nel 1844

  1. monica eleuteri scrive:

    Questo documento mi ha letteralmente presa e coinvolta. In alcuni casi, noto che nomi e cognomi dei nostri antenati si sono letteralmente ripetuti nei decenni seguenti, come tradizione vuole per il nome “rellevatu”. Unico mio sconcerto è per quello che dovrebbe essere il mio cognome, “Laoteri”. Mi sai dire perché si è trasformato in “Eleuteri”. Ho chiesto a mio padre ma non se lo sa spiegare. Un caro saluto.

    • In realtà il cognome è “Eleuteri”, dal greco, che vuol dire “Liberi” (anche nel greco moderno, leggermente variato). Le varianti che si riscontrano nei secoli sono quelle tipiche derivanti dal dialetto, dalla pronuncia dei singoli e dalla grafia incerta degli stessi che redigevano gli atti: Lauderi, Laoderi, Lauteri, Laoteri. Quanto alla ripetizione dei nomi, io che mi chiamo Paolo ho altri 6 Paoli miei antenati (dal nonno all’indietro, 1 generazione sì e una no) fino al Seicento. Era normale il cognome “rellevatu”, e anche molto bello; dava il senso della continuità della vita all’interno della storia e delle generazioni. Cosa che abbiamo ormai perso, in favore dei vari Sandokan, Suelen (che sarebbe Sue Ellen), Geiare (che sarebbe J.R. di Dallas), Rigge e Bruk (che sarebbero Ridge e Brooke di Beautiful), tutti da me conosciuti. Alcuni, da grandi, dovrebbero denunciare i loro genitori. Monica, invece, è molto bello; e mi pare che si trovi ogni tanto nella tradizione castellucciana.

      • monica eleuteri scrive:

        Ringrazio per la risposta e la disponibilità che mi hai concesso. Sono d’accordo in merito al discorso sui nomi, anche se da piccola proprio non capivo per quale motivo la mia, all’epoca, sorellina si dovesse chiamare proprio Dionisia (nome di nonna). Sicuramente, oggi, da adulte, siamo entrambe contente così… chissà se si fosse chiamata Suelen forse sarebbe stato peggio!

  2. Claudia Ricci scrive:

    Sempre ottimi e fondati lavori Paolo! Si potrebbe anche approfondire la questione sulla provenienza antropologica delle famiglie: sia quelle citate nell’articolo, sia le altre successive (?). Certamente il dialetto richiama largamente l’Osco, ma mi sembra vi siano anche contaminazioni esterne: ciò è anomalo considerando la chiusura geografica del luogo. Attendiamo tue….

    • Quando ti riferisci all’osco, non penso che tu abbia torto; solo che, in realtà, i nostri dialetti noi li consideriamo lingue neolatine. Il castellucciano, i cui legami con il nursino – se anche per reciproco campanilismo vengono negati – in realtà sono molto forti, come è naturale fra popolazioni contigue che hanno avuto continui scambi familiari, è uno dei dialetti “meridionali” (fenomeno tipico quello della metafonesi: lu jémete, li jìmiti) che più profondamente e a lungo hanno continuato a mostrare il loro debito al latino medievale. Le altre lingue prelatine (umbro in particolare; osco più a sud; piceno verso il mare) già un secolo prima di Cristo avevano perso ufficialità, anche se l’osco era durato più delle altre. Non cito l’etrusco, perché la linea Chiascio-Tevere (più o meno) avrebbe fatto da limite politico e linguistico nel medioevo per secoli (Corridoio Bizantino) e avrebbe determinato anche una forte differenziazione fra i dialetti. Anche il castellucciano, come tutte le altre lingue dello stivale, ebbe molti prestiti dal longobardo (ha fatto parte per secoli del longobardo Ducato di Spoleto) e da altre lingue “barbare”: noi stessi per buona parte abbiamo sangue barbaro nelle vene. Comunque è questione di lana caprina: il latino come lingua (e Roma come storia politica) furono più di mille anni di conquista e di sincretismo che inglobarono, in maniera anche rispettosa e avveduta (all’americana, potremmo dire), le altre culture e lingue; e l’osco-umbro fece molti prestiti al latino; ma siamo molto lontani nel tempo e ci perdiamo nelle nebbie del tempo. Mi scuso per aver voluto fare tanti accenni in così poche righe. Per curiosità, lo sapevi che fino a metà Ottocento in castellucciano esistevano gli articoli “ru” “ri” (oggi “lu”, “li”), che ogni castellucciano delle recenti generazioni ascriverebbe sdegnato “solo” al norcino? Non mi chiedere come lo so.

  3. claudia ricci scrive:

    bello! sarebbe interessante indagare sull’origine ebraica e comuqnue sull’origine antropologica della popolazioen castellucciana. il dialeto è una variante dell’Osco, ma vi sono tanti riferimenti “sociali” che fanno pensare ad altre influenze. Che ne pensi Paolo?

    • Mi fai una domanda difficile, su cui ho delle idee perché dopo la laurea fui incaricato di lavorare sul dialetto castellucciano, sia in termini di lessico che di strutture linguistiche. Però, da allora, ho chiuso tutto in un cassetto e non ho mai osato parlarne, rimandando a un improbabile futuro, perché comunque è materia da specialisti. Al di là del vocabolario (che è interessante, ma non tanto quanto si pensi), le strutture linguistiche (quella che potremmo chiamare grammatica e sintassi) sono stupefacenti non perché “speciali” (non esiste una lingua “speciale” rispetto a quelle che vengono parlate attorno) ma per il motivo opposto: sono strutture altamente coerenti, precise e, fino a circa quaranta anni fa, ancora esistenti in tutta la loro bellezza, con un ritardo nell’estinzione di parecchi decenni rispetto ad altre parti d’Italia. All’epoca registrai con il “magnetofono” ore di conversazione con Candida, lu “mastaiu”, Marianna la mamma di Matilde, ecc. e fu un lavoro entusiasmante, che poi, come ti ho detto, ho chiuso in un cassetto.
      Quanto alle origini ebraiche, anche lì ho qualche idea. Comunque è utile dare un’occhiata alle mappe dei cognomi che alcuni siti mettono su internet; sono molto eloquenti. Castelluccio non è – come molti pensano – un’isola rispetto al resto del territorio, socialmente parlando; paradossalmente aveva più contatti e contaminazioni del mio paese d’origine (vicino a Valfabbrica) che sta in mezzo a cento altri villaggi, perché Castelluccio aveva la transumanza e i pastori sono meno conservatori degli agricoltori (scusa lo schematismo). La transumanza modificava la capacità di conoscere e socializzare. E anche di intendere i rapporti fra persone e fra sessi, come con stupore ci dicevamo io e mia moglie quando ci eravamo appena conosciuti. Scusa le digressioni.

      • Giuseppe scrive:

        Da molti anni mi stò dedicando alla raccolta delle parole del dialetto, io la chiamo lingua, castellucciano. Ho quasi compilato ” un grande dizionario enciclopedico” in quanto oltre al significato delle parole ho messo anche le varie ricorrenze ed usanze. Molte parole me le ha suggerite Aldo Marsili ( nipote del compianto Don Armando) con cui sono in contatto per la realizzazione finale del ” dizionario” molte altre parole lo apprese da facebook ” quelli di Castelluccio” dove Daniele Testa ha richiesto un aiuto per una raccolta di parole del dialetto Castellucciano, molte altre da mio padre, mia suocera e suocere, tutti ultraottantenni. Spero di poter finire l’opera entro l’anno.

  4. Francesco Porzi scrive:

    ore, 11,40 04.02.13 Chiedo umilmente scusa a: Lucia Rossi Scotti, a te Paolo ed ai lettori: ho fatto un grosso errore. Gli abitanti di Castelluccio erano circa 500 (una rapida somma delle 96 o 98 famiglie mi da n° 488 S.E. & O.
    Scusatemi ancora, non avevo aperto tutto l’elenco.

    AISER Francesco porzi

    • E’ sempre un piacere sentirti. COmunque il numero giusto dovrebbe essere 486 (trovi i numeri ricontrollati al netto – presumibile – di qualche errore fatto dal sacerdote negli elenchi, all’interno dell’articolo). Il prete, inoltre, ha dovuto fare qualche piccola correzione fra il momento della raccolta dei dati (benedizione pasquale, prima del 7 aprile 1844) e la stesura dell’elenco (20 aprile). Solo che non ha spiegato il motivo delle correzioni.

  5. Francesco Porzi scrive:

    I soliti complimenti anche per questo lavoro.
    Sino ad oggi, da quando ho pubblicato il libro “Una Lettera dal Vettore” (la lettera di Lucia Rossi Scotti del 1879) ho nutrito perplessità sui: circa 500 abitanti di Castelluccio; ma non avevo alcun riscontro e di conseguenza, il dato lo dovevo prendere per buono.
    Anche se dal 1844 al 1879 intercorrono un 35 anni, non mi sembra plausibile un forte incremento di popolazione in tale lasso di tempo. I calcoli (le somme) le ho fatte a braccio, in seguito le farò precise, tuttavia non mi sembra che si raggiunga il numero di 500.
    Buon proseguo e cari saluti

    AISER (Francesco Porzi)

    • A me sembra, invece, che la Rossi Scotti dia un numero più che plausibile. Se hai visto bene, nel 1844 il numero totale era 486; e lei parla di circa 500 persone (poche di più) 35 anni dopo.

  6. Claudio Papa scrive:

    Bravo Paolo,
    i tuoi studi sono unici, é bellissimo conoscere la storia di questo paese con tutte le sue sfaccettature…
    Complimenti!

  7. Walter scrive:

    Bellissimo lavoro, complimenti e grazie !!!

  8. Giuseppe scrive:

    E’ un interessantissimo documento storico.
    Ti ringrazio per il lavoro e per tutto il tempo che hai dedicato a questa ricerca.

  9. GIUSEPPINA scrive:

    lo considero un capolavoro,grazie