La X Festa della Montagna 1961 fu tenuta a Castelluccio di Norcia per volontà del Ministero dell’Agricoltura e Foreste, di cui era ministro Mariano Rumor. La parte più importante della festa, organizzata ad opera del Corpo Forestale dello Stato, si tenne al Pian Grande, come si può vedere dalle due cartoline in bianco e nero.
La Pineta Italia
Nella prima si ha un bel colpo d’occhio su tutto il dispiegamento di bandiere, folla, mezzi di trasporto. La seconda cartolina inquadra la nuova cappella costruita alle pendici della montagna, sul dorso della quale è stato tracciato il profilo dell’Italia; in seguito verranno piantate le conifere che, seppur faticosamente, attecchiranno. Oggi l’Italia disegnata dalle conifere è una caratteristica del panorama.
L’asino Libero
Vincenzo Iacorossi condusse l’asino Libero, carico di una soma di paletti di legno, su e giù da Castelluccio a Fonte Poggiolo (localmente detta Fonte Paolo, m. 1486 slm), alla sommità della futura Pineta Italia. Qui i paletti venivano scaricati e utilizzati per realizzare gli stradelli dove poi furono piantate le conifere della pineta (fonte G.Iacorossi).
L’opuscolo
Per l’occasione della Festa della Montagna 1961, fu stampato un opuscolo “istituzionale”; non mancano le chiacchiere, ma poiché quell’evento fa parte della nostra storia e qualche passaggio è interessante, lo pubblichiamo qui sotto perché ne rimanga memoria. Magari potrete anche trovarlo piacevole da leggere.
Per leggere l’opuscolo sfogliare le pagine e usare lo zoom presente a sinistra nella barra di comando sotto l’album.
Bello è interessante. Conservo molti ricordi di quel giorno.
Eri un ragazzino, penso.
Bravo (come al solito) seguita ma con meno impegno altrimenti poi potrebbe- andarti a stufo – .
Io quel giorno c’ero, anzi a dire la verità sono arrivato in ritardo perché avevo organizzato una escursione al Monte Vettore con il CAI di Perugia.
Non mi ricordavo delle cartoline, mentre dovrei avere in biblioteca il libretto pubblicato per l’occasione. Se non vado errato dovrebbe contenere un articolo del mio caro amico Claudio Cocchi nel quale avanza l’ipotesi che la grotta della Sibilla non sia stata quella che oggi si ritiene tale. Cari saluti da Francesco porzi
Hai ragione su tutti i fronti: sia su Cocchi che sul fatto di stufarsi…
è veramente bello scoprire il vissuto di queste zone di montagna per troppo tempo lasciate ai margini.Grazie per il lavoro di ricerca che stai svolgendo,e per la cura che metti per questo sito veramente stupendo!!! ciao