Lucia Rossi Scotti sul monte Vettore

Quando, facendo ricerche documentarie per il nostro volume del 1988 su Castelluccio, scovammo alla Biblioteca Comunale Augusta di Perugia una sconosciuta lettera manoscritta del 1879 che parlava di una gita al Monte Vettore, la nostra immaginazione rimase colpita dalla decisione (avventurosa per quei tempi) di una nobildonna perugina, la contessa Lucia Rossi Scotti nata Donini, di salire sul monte Vettore insieme ad altri 24 uomini, la maggior parte dei quali ben allenati a camminare sulle montagne.

Rossi-Scotti-inizioAnche oggi andare sul Vettore è una “passeggiata” di tutto rispetto,  ma all’epoca l’impegno di tempo e di forze era moltiplicato da vari fattori. L’automobile non era stata inventata e le strade non erano asfaltate; il punto di partenza non era Forca di Presta, come oggi, ma Norcia; e l’arrivo era Visso! Naturalmente in mezzo ci stava la salita al monte Vettore. Non c’erano bar e ristoranti per strada, ma solo le case dei castellucciani, e molti dormirono sulla paglia; non c’erano cabine telefoniche, radiotrasmittenti o cellulari, torce elettriche, integratori vitaminici, borracce termiche. Non c’erano giacche “tecniche” o scarpe pietose per i piedi e neanche creme solari. La “passeggiata” si sviluppava per circa una cinquantina di chilometri, alcuni dei quali in forte salita, come oggi. Riflettete su questi aspetti, quando leggerete la lettera della contessa Lucia.

Queste cose le abbiamo raccontate in “Castelluccio di Norcia il tetto dell’Umbria“, dove pubblicammo per primi quella lettera, tagliando solo alcune brevi parti che non apparivano essenziali.

Lavoravamo su una fotocopia e, col passare degli anni, la fotocopia andò perduta e la collocazione dimenticata. Finché, questi giorni, tornando a spulciare fra le schede della Biblioteca Comunale di Perugia, ci siamo di nuovo imbattuti in essa e stavolta, fatte le debite richieste, l’abbiamo integralmente fotografata e qui la riportiamo in versione integrale.

La nobile famiglia Rossi Scotti di Montepetriolo

Ma chi era la contessa Lucia Rossi Scotti e che ci faceva sul Vettore, quella fine di agosto del 1879?

I Rossi Scotti erano una famiglia nobile con radici antiche; abitavano a Montepetriolo, uno dei più bei paesini di cui l’Umbria e le Marche sono ricche, collocato sulla cima di una collina a sudovest di Perugia.

Lì visse Lucia, moglie del conte Luigi Rossi Scotti, in un castello alla base della collina che oggi è diventato un Resort di classe.

I genitori di Luigi erano il conte Gaspare Rossi Scotti e la contessa Eleonora Baldeschi. Il conte era un pittore e uno dei suoi figli (il conte Lemmo) sarebbe stato pittore anche lui, raggiungendo una certa fama a fine Ottocento. Non so se è ancora possibile trovare in giro qualche dipinto di Gaspare; ma quale aspetto avessero lui e i suoi familiari in una certa epoca della loro vita (presumibilmente metà Ottocento) lo possiamo vedere in una tela di Silvestro Valeri.

Silvestro Valeri, Ritratto della famiglia Rossi Scotti

Silvestro Valeri, Ritratto della famiglia Rossi Scotti (“uno dei dipinti più belli e rappresentativi dell’Ottocento umbro”) – da Google Images

Così arriviamo a Lucia Donini, che divenne una Rossi Scotti quando sposò Luigi. Il conte Luigi (il marito cui accenna nella lettera che riportiamo sotto) sarebbe diventato noto anche come poeta nei circoli perugini di fine Ottocento.

Il Club Alpino Italiano e il Congresso del 1879

Quella gita al Vettore non  era la prima. Come raccontava nel 1969 Bruno Bellucci in una brillante e divertente relazione al CAI di Perugia di cui vi consigliamo la lettura integrale “in quell’epoca fu fatta una gita a M. Vettore, recandosi da Perugia a Spoleto in treno, e poi tutto a piedi: da Spoleto a Norcia, da Norcia al Piano del Castelluccio, e da lì in vetta; il ritorno con lo stesso sistema. Naturalmente questa gita, rimasta memorabile negli annali del CAI di Perugia, impegnò una settimana di tempo; gita che oggi, andando in auto da Perugia al Castelluccio e viceversa si compie dalla mattina alla sera.

Tomba-Lucia-Rossi-Scotti

Qui riposa Lucia Rossi Scotti

La gita del 1879, cui partecipò Lucia Rossi Scotti, che all’epoca doveva avere due figli e una trentina d’anni di età o poco più (volevamo raccogliere notizie più precise, ma non abbiamo trovato a chi chiederle), nacque come degno coronamento del XII Congresso Nazionale del CAI, tenutosi a Perugia nel mese di agosto del 1879, su esplicita richiesta del Presidente Nazionale Quintino Sella che, come tutti sanno (almeno chi a scuola ha studiato la storia), fu ministro delle finanze in vari governi  italiani postunitari e l’unico a raggiungere il pareggio di bilancio: eredità che i suoi  degeneri successori fino ad oggi sono riusciti a dilapidare, come ben sappiamo a nostre spese.

Molte meno persone sanno che coltivava altri hobbies, compreso quello dell’alpinismo, e che fu lui a fondare il CAI nel 1863.

Seguita il racconto di Bellucci:

Perugia accettò ed il Congresso si svolse nel 1879, con notevole affluenza di Soci venuti da ogni parte d’Italia ed occupò vari giorni…: lunedì 25 agosto, dedicato ai lavori del Congresso ed alla visita della Città e Monumenti; martedì 26 agosto alla escursione sui luoghi ove si svolse la leggendaria battaglia del Trasimeno… Gli Alpinisti, piuttosto affaticati, dopo dodici ore di marcia sotto il solleone ( come riferiscono i giornali dell’epoca che io conservo) al ritorno a Perugia, furono accolti in ingresso trionfale , dal Sindaco, dalla Giunta, da Associazioni di studenti, di operai, con bandiere, banda musicale e moltissimo popolo. Questo resoconto vi dica l’atmosfera che regnava in Perugia verso la Sezione locale del CAI. Nella serata ci fu un pranzo sociale al Teatro Pavone: centoventi persone attorno ai tavoli disposti in platea: i palchi erano gremiti di distinte Signore e leggiadre Signorine; nel loggione l’ottimo concerto musicale di Perugia suonò vari pezzi, ritornando (dice la cronaca) ogni tanto, con grande entusiasmo di tutti, alla Marcia Reale.

Bellucci passa poi al menù di quel pranzo, che vi risparmiamo, ma che finisce con “fiumi di chianti e ruscelli di marsala“: ottima preparazione alla gita. E continua:

Il giorno seguente 27 continuarono i lavori del Congresso, e poi partenza per la gita del Vettore che si svolse il giorno 28. Per i meno ferrati, gita al Subasio.

Il resoconto che la contessa Lucia fa di quella gita è pieno di spunti interessanti: il tono lineare e incalzante del racconto, il passeggero turbamento in un’osteria di Borgo Cerreto, le osservazioni sugli abitanti di Castelluccio (proprio un altro mondo, come quando Colombo sbarcò in America), l’accenno ai propri figli, lo stupore dei panorami, la visione dei due mari dalla cima del Vettore, il ritorno a piedi a Visso sotto la luce della luna… Leggetelo come l’ho letto io la prima volta, con l’umiltà e l’emozione di un postero che si tuffa nel mare del tempo.

Una delle prime testimoni femminili di una gita sul Vettore morì il 2 gennaio 1916 e riposa nella cappella di famiglia di Montepetriolo.

Questa la riproduzione fotografica della relazione: sfogliare le pagine con il mouse, ingrandirle con un doppio clic. Sotto c’è la trascrizione al computer. Ci si scusa per imprecisioni ed errori, che di sicuro non mancheranno; saremo felici di apportare correzioni che vorrete suggerirci, specie se vengono da persone che conoscono i fatti meglio di noi.

Trascrizione
 
Pregiat/mo Sig/r Dottore
M. Petriolo 13 Nov. 1879
Le invio i pochi ricordi che scrissi sulla mia gita al Monte Vettore. Sono per me d’interesse puramente individuale e non meritano d’esser conservati da altri; ma comunque glieli mando per appagare il suo desiderio e farle cosa grata.
Presentandole i saluti di mio Marito , profitto di questa opportunità per dichiararmi con tutta stima.
Devotissima sua
Lucia Rossi Scotti
 
Escursione al Monte Vettore
29 Agosto
Sullo spuntare del giorno 28 Agosto 1879 azzardai di unirmi ad una compagnia di Alpinisti che partivano da Perugia per un’escursione al Monte Vettore (questo monte a metri 2448 sul livello del mare, è il più alto dei Monti Sibillini, diramazione degli Appennini).
La compagnia era composta dei Signori, Professore Giuseppe Bellucci Presidente, Giuseppe Servadio provveditore, Conte Luigi Manzoni di Lugo, Lodovico Fantacchiotti di Castiglion del Lago, Giacomo Del Bianco, Ingegner Giuseppe Santini, Prof, Nicola Orsini di Perugia, Prof. Torquato Taramelli di Pavia, Dr Nicola Parisio di Napoli, Riccardo Avanzi di Verona, Leveroni Giuseppe di Susa, Conte Antonio Gaddi di Forlì, Alessandro Cavalieri di Ferrara, Francesco Allievi di Roma, Avvocato Antonio Lupacchioli di Roma, Guglielmo Mengarini di Roma, Ing Luigi Cortesi di Roma, Ing Martinori di Roma, Cavalier Domenico Ricci di Roma, Enrico Abbati di Roma, Guido Torriani di Firenze, Dr E. Faralli di Firenze, Prof Gustavo Schickedantz, Marchese Alessandro Costa di Ancona.
Profittammo della ferrovia fino a Spoleto, e di là circa le 8 del mattino partimmo con dei legni alla volta di Norcia. Lo stradale s’insinua fra grandiosi monti rocciosi d’un orrido pittoresco quanto mai. Incontrammo vari paesi – a Cerreto (patria del Pontano) facemmo sosta per far colazione nell’osteria del paese. Provai in quel momento un’impressione imbarazzante; era la prima volta in vita mia che mi trovavo in un’ osteria, e senza nessuno della mia famiglia; ma in breve la squisita educazione e le molte gentilezze che mi usavano i Signori componenti la comitiva, cangiarono in soddisfazione il sentimento d’imbarazzo che da prima provavo. Proseguimmo il viaggio passando per lo stretto di Biselli, dove l’arte unendosi alle bellezze della natura ferma in quel punto l’ammirazione di qualunque passante.
Circa alle 3 pom: giungemmo a Norcia. Il concerto cittadino, il Sindaco e Rappresentanze municipali solennizzarono il nostro passaggio, e nei pochi momenti della nostra fermata ci ospitarono nel palazzo Municipale, facendoci ammirare un magnifico reliquario in metallo del quattrocento ricco di sculture e smalti pregievolissimi.
Alle 4 pom: lasciammo Norcia e tutti a piedi valicando la valle dell’Inferno traversando il piano del Castelluccio (che misura un 17 migli di circuito ed è a 1400 metri sul livello del mare) circa le 10 pom:, dopo di aver percorsi un 16 kilometri illuminati dalla Luna arrivammo al Castelluccio che conta un cinquecento abitanti d’indole neghittosa, torpida e supertiziosa. Eravamo stanchi, assetati, affamati, le provvigioni non fecero in tempo a giungere che furono prese di assalto.
Il paese non offriva letti bastanti per la comitiva, la paglia supplì a questa mancanza. I miei ospiti furono certi coniugi Pasqua, che nella semplicità dei montanari mi trattarono con ogni premura. La mattina del 29 alle 4 ant: fummo tutti pronti per l’ascensione al Monte Vettore. Era una giornata incantevole, quei monti avevano scongiurato la nebbia per farsi da noi ammirare in tutta la loro maestosa magnificenza. Il desiderio di acquistare grate memorie, l’energia che sentivo in me, l’ottima compagnia mi dettero la forza di compiere questa faticosa ascensione.
Salimmo il monte nella direzione della Forca Viola e facendo tre soste giungemmo al culmine alle ore 11 ant:. I barometri segnavano 2500 metri sul livello del mare. Un “EVVIVA AL VETTORE” fu il grido di gioia che uscì da ogni petto. Non eravamo dominati che dal cielo e si scorgeva quanto orizzonte può comprendere l’occhio umano. La grandiosità dello spettacolo che si presentava al mio sguardo m’inalzava a Dio, la profondità degli abissi che mi circondavano m’attirava a se, e manteneva l’equilibrio fra il cielo e la terra; fu un momento per me di estasi che mi sarà caro ricordo finché avrò vita. Dei banchi di brillante e candidissima neve rinfrescarono la nostra arsione: il poetico fiore Edelweise coronò le nostre fatiche. Sulla vetta del Monte prendemmo riposo.
Avevamo di fronte il Gran Sasso d’Italia, che sembrava invitarci ad una futura ascensione; un intreccio di catene montuose limitate d’ambo i lati dai Mari Mediterraneo ed Adriatico che si sperdevano coll’orizzonte tale era lo stupendo panorama che ci circondava. L’oscuro verde Lago di Pilato formatosi fra quelle gole per il disgelamento dei ghiacci; Aquilotti che spaventati dalla nostra presenza, lasciavano il loro nido solcando l’aria completavano l’imponente spettacolo.
Mettemmo i nostri nomi dentro un tubo di ferro ed inalzata una torretta ivi lo depositammo a ricordo di questa nostra ascensione. Io incisi in una pietra il nome dei miei figli Laura e Tiberio e presso la torretta la collocai. Il Vettore che ora sa i loro nomi un giorno li chiamerà, ed io sarò felice quando i miei figli forti e robusti andranno ad esaltarsi a questi sublimi spettacoli della natura.
Sul mezzogiorno sì incomiciò la faticosissima discesa del Monte dal lato della forca di Presta. Io nuova a queste ripide discese sulle scaglie calcaree che con noi discendevano, non sarei giunta in fondo senza il valido appoggio del Prof. Bellucci e Prof. Taramelli delle cui premure conserverò sempre ricordo.
Ritraversammo il piano, risalimmo al Castelluccio dove il Dr. Clavari, rappresentante in quel paese tutte le prefessioni, ci aveva preparato il pranzo, che giunse opportuno a ristorare le nostre forze e a rinfrancarci per continuare il viaggio, perché terminato il pranzo, circa le 7 pom: partimmo per Visso illuminati e salutati dalla stella degli Alpinisti che brillava sul Vettore.
Il viaggio di notte fu bello e poetico quanto mai, la grandiosità dei monti e degli abissi era ingigantita dall’opaca luce della Luna. Percorremmo il Pian Perduto, la strada della Madonnella e la pittoresca Valle del Nera fra Castello e Visso dove giungemmo alle 1 ant:.
Gli abitanti ci furono cortesi di ospitalità ed il Cav/r Melchiorri con la sua Signora mi vollero nella loro casa dove mi prodigarono un mondo di gentilezze e riguardi.
La mattina alle 5 partimmo in tre legni per Spoleto percorrendo un magnifico e pittoresco stradello.
A Triponso facemmo colazione e proseguendo di poi la nostra via fummo di ritorno a Perugia alle 4 pom:.
Tornai in famiglia pienamente soddisfatta di questa escursione.
Ora mi sento più forte di quando partii, e son felice delle care memorie acquistate e delle bellissime cose vedute, che avrò sempre presenti al pensiero.
Lucia Rossi Scotti
(Perugia 31 agosto 1879)
 

2 risposte a Lucia Rossi Scotti sul monte Vettore

  1. francesco scrive:

    bel post.
    conoscevo la lettera, l’ ho cercata su google e sono arrivato qui……

    solo un appunto: il pareggio di bilancio, dopo Q.Sella lo raggiunse il governo di Mussolini il 2 giugno 1925 :-))