La fioritura

Che cos’è la fioritura

La fioritura dei Piani di Castelluccio è uno dei fenomeni più belli e complessi che la natura ci offre quassù. Secoli e secoli di isolamento e di selezione delle specie e le stesse attività agricole hanno portato l’ambiente naturale a esprimere in forme geometriche, in tessiture di colori, in un trionfo di sfaccettature cromatiche la sua ricchezza di specie floreali, condensando questo fenomeno, almeno all’apparenza, in qualche settimana tra la fine di giugno e il mese di luglio.

Papaver al Pian Grande

Papaveri al Pian Grande. Sullo sfondo l’Italia

Le sei domande cruciali sulla Fioritura

E qui anch’io metto una faq  (frequent asked questions – domande frequenti) per rispondere alla serie di domande che i turisti, per telefono, via email o direttamente, fanno centinaia di volte per cercare di capire e intercettare la fioritura al momento giusto.

Domanda 1. Quando è la fioritura? (domanda che viene fatta a marzo)

Risposta: Non è detto che coincida con la festa della fioritura (terza domenica di giugno) perché i fiori non sono così cortesi da mettersi d’accordo con la Pro Loco di Castelluccio per sbocciare a mezzanotte del sabato. Incidono sul periodo l’andamento climatico stagionale, la quantità di pioggia e di sole delle settimane precedenti, le temperature, la stessa natura delle specie che devono fiorire: alcune fioriscono ogni anno, altre sono biennali, ecc.; tutte queste variabili si intersecano e vanno a delineare un quadro che cambia ogni anno. Per di più è un fenomeno in cui fioriscono specie diverse e i colori cambiano da una settimana all’altra, spesso da un giorno all’altro.

Quindi chi vuole vedere il giallo dei ranuncoli, l’azzurro dei fiordalisi, il rosso dei papaveri, sa che ha una finestra temporale non troppo stretta ma di dimensioni finite, e se non la indovina deve aspettare l’anno successivo. Per di più in questa finestra temporale i fiori (e i colori) non sono sempre gli stessi.

Fioritura al Pian Grande

Fioritura al Pian Grande. Castelluccio in lontananza

Domanda 2. Allora come possiamo sapere quando è la fioritura, visto che non esiste una data esatta? (domanda di maggio)

Risposta: Difficile. A chiunque telefoniate, vi risponderà garbatamente e vi darà qualche notizia. Non ci credete. La fioritura ognuno la vede con i propri occhi: se a me piace fotografare i ranuncoli perché amo i gialli intensi e chi mi risponde odia i ranuncoli perché richiamano i turisti in mezzo alle sue lenticchie, la risposta non sarà quella giusta. Se chi vi risponde ha una finestra che guarda il monte Veletta, vede solo erba. Se sta dietro al bancone del bar e ha molto da fare, non sa neanche che i fiori sono sbocciati. In quarant’anni di osservazioni e domande, ho scoperto che l’interpretazione della fioritura come fenomeno di colori è soggettiva quanto le discussioni di calcio al bar.

Fioritura

Domanda 3. Perché le campiture floreali sono così precise, geometriche, di solito hanno una struttura rettangolare? Qualcuno i fiori li semina? (domanda di giugno)

Risposta: Giuro che questa domanda non l’ho inventata; mi è stata fatta almeno trecento volte. E’ una domanda impossibile, come quelle dei bambini. Una volta, a una signora che insisteva, risposi che passa la Pro loco con un trattore e semina i fiori la settimana prima dell’arrivo dei turisti; se anzi qualcuno vuole un colore particolare in un punto preciso, basta riempire un modulo su internet. La signora mi guardò perplessa, strinse la borsetta sotto il braccio (pensò che non ero una persona affidabile) e si allontanò.

In realtà la geometria è quella dei campi coltivati, ognuno dei quali, oltre che restituire la lenticchia seminata, fa nascere anche quei fiori i cui semi sono presenti in quel campo dopo tanti cicli di aratura, semina e raccolto (o vi vengono involontariamente riseminati insieme alla lenticchia o portati dal vento e dagli insetti). Poiché le fasi della coltivazione non sono mai perfettamente identiche nei tempi e nei modi da un campo all’altro, ogni campo acquisisce una sua individualità e fiorisce in maniera diversa e sfalsata rispetto ai campi vicini. Quindi, in realtà, la geometria dei colori non è un fatto naturale ma artificiale, che fa la gioia dei turisti e dei fotografi, ma non quella degli agricoltori che hanno un lungo lavoro in più per ripulire la lenticchia dai semi dei fiori infestanti (veccia, papavero, ecc.).

Ranuncoli

Domanda 4. Mi piacciono tanto i papaveri, che ci sono solo quassù da fotografare. Però li vorrei più intensi. Se aspetto domani, magari ne crescono altri. Lei che ne pensa? (domanda di luglio)

Risposta: Perché? Dalle parti vostre, a S.Quirico d’Orcia o a Narni, hanno buttato il napalm sui papaveri? Se è venuto solo per questo, ha sprecato la benzina; i papaveri li trova dappertutto e, se li sa riprendere e non li fotografa stando in piedi ma si scomoda un po’, in fotografia vengono belli rossi anche a Forlimpopoli. E magari fa una fotografia più originale. Perché quassù i papaveri sono stati fotografati tutti, uno per uno; e alcuni anche più volte.  E quelli dell’anno prossimo sono già prenotati. E poi sono fiori bizzarri: se aspetta domani, può darsi che arrivi il vento e porti via tutti i petali. Si sbrighi e usi i vecchi trucchetti: si metta lungo per terra, faccia una bella zummata, chiuda il diaframma (no, non quello, se smette di respirare mi muore sul campo; no, non quell’altro, che ha capito! nessuno vuole violentarla!), fotografi da qui all’infinito, vedrà che riuscirà a fare un capolavoro, come un miliardo di altre foto simili. Certo che, a pensarci, di papaveri ce ne sono così tanti, è uno spreco… In effetti, basterebbe cambiare tipo di papavero, potremmo sentire gli afghani. Altro che lenticchia!

Campi di lenticchie

Domanda 5. Posso cogliere un mazzolino di fiori da quel campo di lenticchie e riportarlo a mia nuora che non è venuta perché la figlia aveva la varicella? (domanda di agosto)

Risposta: Non lo faccia, signora. Sarebbe costretta a entrare nel campo, schiacciare le piante delle lenticchie; vede lassù, vicino al campanile, quelle due finestrelle scure? Da lì la tengono d’occhio e rischia un’archibugiata. Peppe voleva addirittura installare un vecchio obice fregato in un capannone dell’aeronautica. Perché i castellucciani sono un popolo rude, spàrano sale se qualcuno gli calpesta le lenticchie!

“Eh, ma che selvaggi!” commentò la signora, incerta se credermi o no. Il marito invece rideva sotto i baffi, perché si era reso conto che scherzavo. Anche lui aveva i capelli bianchi e guardò con occhio complice la mia nuova Nikon.

“La mia è una Yamaha!” mi disse, camminando tutto sbilenco, sotto il peso della sua costosissima macchina fotografica, con cartucciera di obiettivi, borsa firmata, cavalletto, vari parasole, teleobiettivo da 2000 (Euro), il tutto per un peso pari a quello di una balla di cemento. Io guardai a destra, poi a sinistra, poi dietro di lui e gli feci:

“E la sella dov’è?” Mi guardò senza capire.

Però avevo ragione io. Non avevo mai visto una motocicletta in forma di fotocamera.

Fioritura al Pian Grande

Fioritura al Pian Grande di Castelluccio di Norcia

Domanda 6 – Quindi possiamo concludere che a Castelluccio esistono papaveri, fiordalisi e ranuncoli?

Per carità, caro turista! Esistono centinaia di specie diverse. Se si stende per terra in mezzo al piano, nella posizione suggerita nella risposta n.4, e guarda attentamente (non attraverso l’obiettivo), vedrà che in un metro quadrato di terreno esistono tante specie diverse; fiori vistosi ma anche fiorellini umili e meno appariscenti; alcuni sono comuni, altri hanno un blasone altolocato, anche se mantengono un profilo basso, come si conviene ad esseri dotati di nobiltà: spesso sono specie rare di montagna. E poi c’è la peonia selvatica in Val di Cànatra: guardandola bene, sembra una chioccia con i pulcini, come dicevano una volta gli abitanti di quassù; e c’è anche la stella alpina varietà appenninica, un po’ più piccola ma altrettanto affascinante (quella la trova solo sopra i 2000 metri). E infine (ma solo perché mi sono stancato di scrivere) le voglio citare le giunchiglie (o i narcisi) che crescono verso la fine di maggio o a inizio giugno in fondo al piano perché amano le zone umide dei Mèrgani.

Non mi chieda i nomi scientifici e non si aspetti spiegazioni più precise, io non sono un botanico e lei è un turista: abbiamo interessi simili e un po’ di fretta. Ma, anche se non li conosciamo, sappiamo apprezzare i fiori e gli insetti che ci volano sopra.

Fioritura al Pian Piccolo

Fioritura al Pian Piccolo

Fotografando i fiordalisi

Dopo queste note tecniche che spero siano di qualche utilità al turista meno preparato, voglio raccontarvi un episodio di come, invece, il grande fotografo affronta la questione. Il fatto che racconto sembra inventato ad arte per prendere in giro qualcuno; invece mi è accaduto l’anno scorso. Solo che nel raccontare uso toni goliardici e deformazioni satiriche che non nascondono né falsano la realtà, perché sono come i piccoli tratti di matita di un pittore che fa caricature: la differenza dal ritratto reale è infinitesima.

FiordalisiI fiordalisi erano nel pieno della loro vivacità e inondavano di azzurro i piani. Una mattina guardo sotto la mia finestra, vedo tutto quel blu, impugno la macchinetta, esco da casa e decido di fare un salto a scattare qualche foto. Avrete capito che sono restìo a fotografare i fiori, perché ci sono tanti più bravi di me: mi basta guardare le loro foto. E comunque non mi piace fotografare i fiori, in realtà non so perché.

Arrivo con l’auto in fondo alla discesa, scendo, imbocco la scarpata che scende nell’ultimo lembo di Pian Perduto sotto Castelluccio e… era pieno di gente. Una squadra di fotografi superattrezzata.

Penso: “va beh, io sono uno dei tanti,  cercheremo di non intralciarci.”

In realtà era una squadra compatta, l’estraneo ero io. Avevano una quantità di attrezzatura sufficiente per un safari trimestrale in Kenia e camminavano a ventaglio, tutti in una direzione per non disturbarsi, in assoluto silenzio. Elefanti e giraffe non se ne vedevano, ma il dubbio mi era venuto. Ogni tanto si fermavano e si mettevano a scattare foto, tutti nello stesso verso. Poi scendevano ancora, e giù altre fotografie.

Ho pensato: ma così facendo le foto sono tutte uguali perché il verso è sempre quello, le distanze sono grandi, primi piani non ci sono e neanche le giraffe, e dopo 5 metri la prospettiva non cambia. Forse oggi imparo qualcosa di nuovo.

Fioritura

Poi ho capito che c’era una gerarchia nel gruppo, perché uno di loro camminava un po’ più avanti e, in effetti, era un po’ più uguale degli altri. A un primo sguardo aveva il phisique du rôle del musicista, capelli bianchi e lunghi, barba leggermente incolta come era tipico, una volta, degli intellettuali di sinistra (oggi ce l’hanno tutti, anche i miei generi); ma poiché portava una camicia a quadri con delle bretelle demodé e pantaloni di velluto marrone da tagliaboschi bavarese, messo tutto insieme era proprio un maestro di fotografia. Alla Clint Eastwood dei “Ponti di Madison County”, per intenderci, ma più anziano e carismatico.

Ogni tanto decideva di fermarsi, e tutti immediatamente si bloccavano senza far rumore; poi guardava fisso dinanzi a sé per un tempo che mi sembrava lunghissimo; dopo questa fase di studio, un paio di volte si è inginocchiato e ha poggiato la fronte sull’avambraccio, e ha riflettuto per almeno due minuti. Attorno silenzio assoluto. Il maestro stava traendo ispirazione, ho saputo dopo da uno dei suoi discepoli, e non vuol sentire volare nemmeno una mosca (cosa di una certa difficoltà in aperta campagna).

Questa è arte, ragazzi! Le bretelle e il resto, voglio dire.

Le foto non so come sono venute, perché non ho mai saputo chi fosse. Chi può escludere che io abbia incontrato un genio e non me ne sia accorto? Forse ho perso un treno; magari era proprio di National Geographic e potevo chiedergli l’autografo.

Comunque, quando ho capito l’antifona, ho leggermente piegato il timone verso sinistra e, scarrocciando silenziosamente, mi sono tolto dai corbelli. Presumibilmente facendo un favore a tutti quanti.

Fioritura

Dal pittoresco al sublime

Così chiudiamo allargando il ventaglio dell’ipotetico dibattito. E’ la parte più difficile del discorso (anche se faremo solo un accenno), perché non riguarda tanto la fotografia intesa come pittura (orrore!) ma la filosofia generale con cui affrontare luoghi belli come Castelluccio (sì, ce ne sono anche altri, non siamo l’unico posto bello al mondo).

Questi luoghi si prestano per loro natura al gusto del folclore e del pittoresco, che spesso sono una falsificazione della bellezza e della realtà. Si cerca qualcosa che non c’è ma che si vuole trovare a tutti i costi: lo straordinario, la presunta genuinità, la macchietta. Allora esce sempre fuori il valorizzatore di turno che inventa il costume tradizionale, la vecchietta che fa i pizzi, il vecchietto (importato da fuori) che fuma la pipa. Tutta roba che a Castelluccio non è mai esistita, ma tanto chi lo sa?

Fioritura

Nel Settecento inglese il reverendo William Gilpin scrisse dei saggi sul pittoresco. Esaltava i temi anticlassici delle rovine, dei paesaggi irregolari, della povera gente (vista da distanza di sicurezza). Preludeva al Romanticismo, amava molto il Lake District in Cumbria, che – salvo l’abbondante presenza di laghi che noi quassù non abbiamo – paesaggisticamente somiglia molto alla zona dei Monti Sibillini.  Così nacque tutta una generazione di cacciatori del pittoresco (picturesque hunters) che, non avendo ancora macchine fotografiche, giravano con il naso all’insù e scialavano di fronte a quelle bellezze naturali, mentre dipingevano paesaggi rupestri, scene selvagge, panorami da appendere come trofei nei loro soggiorni.

La gente caustica c’è in tutte le epoche. Per un Gilpin che teorizzava il pittoresco, c’era un Rowlandson che lo prendeva in giro. Era un caricaturista dell’epoca e vi regaliamo una sua caricatura del tipico turista settecentesco (che ci ricorda qualcosa). Anche lui, tuttavia, aveva il giusto equilibrio per capire che si acquisisce il diritto di scherzare sugli altri solo se si sa scherzare anche su se stessi, e prima di morire fece la propria caricatura.

Rowlandson's Doctor Syntax

Il Dottor Syntax disegna il Lago. Acquerello (Doctor Syntax sketching the Lake, by T.Rowlandson, 1812)

Se lo stupore arrivava alla regione dei Laghi a dorso di mulo, oggi arriva a Castelluccio con tutti i mezzi disponibili, anche in bicicletta.

Caro cicloturista, arrivi quassù dopo aver pedalato per decine di chilometri in salita, prendi un panino col prosciutto e una coca cola alla roulotte dello Scarafischio, scatti delle foto con il cellulare che non andranno mai su National Geographic, mangi con appetito e dici: “Qui ha tutto un altro sapore, è un altro prosciutto, è un altro pane.” Eviti di dire che è un’altra coca cola, perché ti accorgi in tempo che stai per dire una stupidaggine.

Tu sei venuto su in bicicletta, hai faticato dannatamente, ti mangeresti anche uno pneumatico, puoi dire qualunque cosa, ne hai acquisito il diritto. Se tutto il resto è pittoresco, il tuo panino tocca le vette del sublime.

E poi è vero che tutto ha un altro sapore, perché questo è come il Mondo di Oz, ogni cosa è diversa: i colori, gli odori e dunque anche i sapori.

p.lollini

Dobbiamo alla cortesia di Franco Ciminari la serie di fotografie (salvo una) che abbelliscono questo articolo, molto al di là dei meriti di ciò che abbiamo scritto.
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3 risposte a La fioritura

  1. Federico Sollevanti scrive:

    Non direi proprio domande “imbarazzanti” ma da ignoranti.
    Ci sono anche quelli che arrivando al Pian Grande e ti chiedono chiedono dove sia il parco!

  2. Roberto Meluzzi scrive:

    Esilarante…la Yamaka!!!!

  3. Stefania scrive:

    Bellissima descrizione Prof…
    La domanda 3 mi ha fatto morir dal ridere!
    Bisognerebbe istituire un premio per le domande più imbarazzanti della gente…
    A presto, nel nostro Piccolo Paradiso.
    Stefania