Il fitodepuratore

Fonte-delle-Monache

Particolare della Fonte delle Monache, poco a monte del depuratore

Attualmente, a chi lo guarda da lontano, magari con occhio sospettoso, il fitodepuratore di Castelluccio appare la cosa più misteriosa che ci sia da queste parti dopo la grotta della Sibilla. Mentre veniva costruito, i giudizi sul suo funzionamento si sprecavano. E’ un’abitudine popolare, siamo tutti esperti; e noi che scriviamo su Internet fingiamo di esserlo più degli altri: non ci si può fare niente.

L’ argomento sembra astruso. Noi proviamo a illustrarlo, non sappiamo con quale successo; per capirci di più abbiamo sentito direttamente chi lo ha progettato e lo ha fatto fare, cioè la Regione dell’Umbria.

Perché il depuratore?

La prima domanda: perché il depuratore? La risposta sembra scontata, ma la domanda non lo è. Chi la fa, ragiona così: le presenze a Castelluccio, fatte le debite proporzioni, sono quelle tipiche di una piccola cittadina turistica della riviera marchigiana: il pienone in luglio e agosto, il deserto turistico negli altri mesi. A Castelluccio passano migliaia di persone nella stagione turistica; nei momenti morti ci sono sì e no una trentina di persone. Almeno così appare all’occhio inesperto. Dunque, a che serve un depuratore grande come un campo di calcio in una situazione così sbilanciata? La risposta a questa prima domanda è nel documento che riportiamo in calce a questo articolo.

Depuratore-Castelluccio

Il fitodepuratore; sullo sfondo, in alto, Castelluccio di Norcia (versante nordest)

La seconda domanda è quella solita: chi ha fatto il depuratore lo sa che a Castelluccio in quel punto dove sta il depuratore d’inverno si può scendere con una certa frequenza a una ventina di gradi sotto zero? E qualche volta anche a -35°C? E si sa che, quando tira il vento da nord o da nord-est (i famosi venti della Cona e di Forca Viola), si ammucchia la neve, da qualche parte a decimetri, in altre parti a metri? Che cosa succederà ai liquami che, scendendo al depuratore, troveranno una lastra di ghiaccio spessa diversi centimetri?

Fitodepuratore-panoramica

Panoramica del fitodepuratore

Su questo secondo aspetto aggiungiamo le nostre esperienze personali: a Castelluccio i danni derivanti dal congelamento di qualunque manufatto in cui passi acqua sono inevitabili. Per quante precauzioni si prendano, l’inverno creerà problemi. Basta un gomito di tubatura, un flessibile che si spacca, un tratto di tubo che passa sottoterra un po’ più in alto del necessario, e l’acqua prima o poi gelerà e spaccherà il tubo. Garantito: ogni anno.

Zona impermeabilizzataQuesto ci dice che non esiste una ricetta sicura e che la manutenzione sarà essenziale. Ma significa anche che non si può essere così fatalisti da non fare le cose perché tanto si romperanno. Anche in Alaska hanno i depuratori e, in questo momento, mentre a Castelluccio sono 0°C, ad Anchorage sono già a -13°C. E il depuratore pare che funzioni. Anche lì si rompe ogni tanto, e loro lo aggiustano.

La fitodepurazione

Dopo queste premesse, torniamo a spiegare come funziona il depuratore, la cui realizzazione materiale è stata eseguita dalla ditta Metalmeccanica Pulsoni di Amelia (TR) esperta nel settore depurazione. Lo facciamo con l’aiuto della documentazione fornita dalla Regione dell’Umbria, che citiamo meglio in fondo all’articolo.

Cannuccia

La cannuccia di palude (Phragmites australis) assolve alla funzione della fitodepurazione

Si tratta di un sistema di fitodepurazione: i protagonisti del processo di depurazione, che avviene in maniera naturale, sono i microorganismi all’interno delle vasche che interagiscono con un tipo di pianta (una canna), di cui parleremo più avanti. In questo modo la gestione dell’impianto viene semplificata, con vantaggio per l’ambiente e con una gestione dai costi ridotti, in quanto il ricorso all’energia elettrica dovrebbe essere minimo.

Una descrizione dell’impianto parte dall’alto. Esso si compone di due zone distinte collegate da tubature. La zona 1 è quella di pretrattamento, la zona 2 è l’impianto di fitodepurazione.

 

Depuratore1

Inquadramento area d’intervento (doc. Regione Umbria)

Pretrattamento dei liquami

Alla zona più in alto (1- pretrattamento) affluiscono, tramite un unico collettore,  i liquami che scendono dal paese. Quest’area è collocata appena fuori da una curva della strada che dal Pian Grande sale al paese; essa si trova a monte del depuratore e lo sovrasta in quota di alcuni metri.

Quando i liquami arrivano in questa piazzola, vengono convogliati dentro una botte di cemento armato, una sorta di fossa imof dove avviene una prima depurazione, con la parte solida che tende a precipitare sul fondo. Questa verrà asportata quando necessario, con mezzi meccanici.

Zona di pretrattamento

Zona di pretrattamento in costruzione. 1-pozzetto intercettazione fognatura; 2-filtro coclea; 3-vasca bloccaggio olii e grassi (doc. Regione Umbria)

Pozzetto e coclea

Pozzetto di afflusso e coclea

Coclea

La coclea

La coclea

Nel momento in cui i reflui, più leggeri e in parte già decantati,  raggiungono un certo livello, la coclea (unica parte di questa zona alimentata elettricamente) li solleva e li scarica in un contenitore di plastica. Dalla vasca della coclea i reflui passano attraverso ulteriori stadi di pretrattamento (pozzetti successivi) e finiscono per imboccare i condotti che li scaricano a valle nel fitodepuratore. In pratica si tratta di una conduttura forzata alimentata dalla sola forza di gravità.

Zona di pretrattamento

Dopo la coclea, i liquami vengono ulteriormente pretrattati nei pozzetti che si vedono in foto

Il fitodepuratore

A sua volta il depuratore a valle è costituito da una serie di vasche comunicanti poste a livelli diversi.

Depuratore

La zona di fitodepurazione prima dei lavori (foto Regione Umbria): 1-ingresso impianto; 2-zona umida impermeabilizzata; 3-zona non impermeabilizzata; 4-1° stadio a flusso sommerso verticale per il trattamento dei reflui grezzi (RBF); 5-2° stadio a flusso sommerso verticale (VF)

Così i reflui scendono nella zona RBF (1° stadio), a sua volta divisa in due sottozone; qui subiscono una prima fase di fitodepurazione.

Scarichi

Tubature in cui passano i reflui per spostarsi dalla zona RBF alla zona VF

Cannucce2

Nelle zone RBF e VF è stata piantata l’essenza che dovrà procedere alla fitodepurazione (cannuccia di palude)

 

 

 

 

 

 

 

In seguito i reflui vengono sollevati tramite pompe (la seconda e ultima parte elettrica dell’intero impianto) nella zona VF (2° stadio), che si trova più in alto per seguire l’andamento dell’orografia; qui prosegue il processo di fitodepurazione.

La cannuccia di palude

La cannuccia di palude (Phragmites australis) sopporta temperature molto fredde (oltre i -30°C) e cresce fino a un paio di metri di altezza e oltre; ha una robusta azione fitodepurante. E’ una specie perenne con foglie verdi venate di giallo e in estate fiorisce con piccoli fiori marroni.

Depuratore-schema

Schema dell’impianto di fitodepurazione (Regione Umbria)

Essendo tutto l’impianto a flusso sommerso, si evita il proliferare di insetti e cattivi odori.

Infine i reflui scendono nei “laghetti” che si vedono nelle foto (zona umida impermeabilizzata n. 2).

Zona impermeabilizzata 1

Tubi

Zona impermeabilizzata

Zona impermeabilizzata

 

 

 

 

 

La fase finale e il controllo

La fase finale della depurazione avviene quando i reflui (ormai acqua chiara pulita; qualcuno dice che si potrebbe bere, ma io lascerei stare) arrivano alla zona 3 (non impermeabilizzata) e si disperdono nel terreno che, data la natura calcarea del piano, li assorbe immediatamente.

Punto di controllo

Punto di controllo nel passaggio dalla zona impermeabilizzata alla zona non impermeabilizzata (stadio finale del processo di depurazione)

Prima che le acque passino dalla zona 2 alla zona 3, vengono sottoposte a controllo.

 

 

 

 

 

 

Zone per la fauna selvatica

Di comune accordo con il Parco, attorno all’impianto sono state previste due zone umide per accogliere la fauna selvatica, in particolare anfibia; inoltre è stata adottata una recinzione a maglie larghe, per permettere il passaggio della fauna.

Entrata al fitodepuratore

Entrata al fitodepuratore

Nessuno di noi conosce il futuro e nessuna opera è immune da difetti e dal pericolo di défaillances. Tanto più è vero nelle condizioni estreme dei Piani di Castelluccio.  Tuttavia, proprio per questo, siamo curiosi di vedere come andrà, considerando che, accanto agli scopi dichiarati per i quali il depuratore è nato, in esso vediamo anche un carattere di sperimentazione che fornirà dati utili per esperienze future in luoghi simili al nostro.

Fonte delle Monache

Fonte delle Monache, poco a monte del depuratore

 

DOCUMENTAZIONE

Il documento che segue, rivisto solo nell’impaginazione per motivi legati al collocamento nel sito, è stato cortesemente fornito dalla Regione Umbria (Ing. Paolo Felici, Coordinatore della progettazione e Direttore dei lavori della Direzione Regionale Programmazione, Innovazione e Competitività dell’Umbria, Servizio OO.PP.: programmazione, monitoraggio e sicurezza – progettazione ed attuazione). Ringraziamo l’Ing. Felici e i suoi collaboratori per la gentile consulenza. 
Dagli stessi ci è stata fornita anche documentazione fotografica con spiegazioni, che abbiamo ampiamente utilizzato nell’articolo.
Come è riportato nel documento, l’attuazione di un impianto innovativo, ecosostenibile in termini di consumi e smaltimenti  rappresenta un esempio di risoluzione delle problematiche di depurazione per molti centri regionali. L’obiettivo del rispetto del paesaggio, così prezioso per una regione come l’Umbria, è stato possibile grazie alla presenza di esperti nel settore della fitodepurazione, alla collaborazione degli Enti e delle Imprese coinvolte, alla passione e alla competenza che ha guidato l’impresa Metalmeccanica Pulsoni e i tecnici coinvolti, nonché al costante coordinamento del Servizio Opere Pubbliche.
 

La fitodepurazione a Castelluccio di Norcia

Il presente progetto riguarda un impianto di fitodepurazione al servizio di Castelluccio di Norcia, situato su un altopiano a circa 1300 m., la popolazione residente oscilla fra 100 e 200 AE nella stagione invernale mentre nel periodo turistico (Primavera-Estate) si verificano dei picchi di presenza con massimi intorno ai 500-600 a.e.

A fronte dell’alta oscillazione stagionale delle utenze e della valenza ambientale e paesaggistica, la scelta è caduta su di un sistema di trattamento di tipo naturale (fitodepurazione), in modo da garantire:

– un alto livello depurativo,

– semplicità di gestione,

– costi di gestione ridotti ed il rispetto della naturalità dell’ambiente e del paesaggio.

L’impianto è impostato in due fasi fisicamente distinte; la prima, di pretrattamenti è realizzata in alto in una zona a margine della strada facilmente raggiungibile per controlli e manutenzioni; la seconda, di fitodepurazione è invece posizionato a valle così da poter essere alimentata per gravità.

Lo schema adottato è particolarmente innovativo per il panorama italiano, in quanto non produce prodotti di scarto ed è articolato come segue:

  • 1° stadio a flusso sommerso verticale per il trattamento dei reflui grezzi (RBF), suddiviso in 3 linee ognuna delle quali è articolata in 2 settori per una superficie totale di 1014 mq. ;

– Stazione di sollevamento per l’alimentazione del 2° stadio;

– 2° stadio a flusso sommerso verticale (VF), suddiviso in 2 linee ognuna delle quali è composta da 2 settori per una superficie totale di 1000 mq.;

– Sistema a flusso libero superficiale, costituito da 2 bacini (uno per linea) con campionamento in uscita da ciascun bacino: ogni bacino ha una superficie impermeabilizzata pari 460 mq. e una superficie di infiltrazione di 130 mq..

Trincea di subirrigazione per lo smaltimento di eventuali sovrafflussi della lunghezza complessiva di 200 m (100 m per linea).

Il primo stadio (un sistema a flusso verticale modificato per il trattamento di reflui grezzi) permette di trattare le acque reflue senza che queste vengono sottoposte ad un trattamento primario di sedimentazione, raggiungendo rendimenti di abbattimento sul COD superiori all’80%, mentre il secondo stadio (di tipo a flusso verticale classico) affina ulteriormente il processo di depurazione.

L’impianto è interamente a flusso sommerso, il che evita la proliferazione di insetti o la formazione di aerosols e cattivi odori.

Per migliorare sensibilmente l’inserimento ambientale, intorno al sistema di fitodepurazione sono stati previsti, su richiesta dell’Ente Parco nazionale dei Sibillini, due sistemi umidi in cui si cercherà di ricreare habitat idonei per la fauna selvatica, in particolare quella anfibia.

Il sistema umido è stato progettato in modo da diversificare i microhabitat con zone ad acque ferme e zone con debole corrente alternate a zone  con stramazzi necessari per rendere più ossigenata l’acqua; alla fine di esso una zona non impermeabilizzata che consente la lenta infiltrazione delle acque nel sottosuolo, sfruttando anche la buona permeabilità dei terreni, dopo aver raggiunto un’ottima qualità biologica e microbiologica.

L’area, è delimitata da una recinzione alta 1,2 m e a maglia larga per permettere il passaggio della fauna, si presenta in modo estremamente naturale, senza che siano visibili opere edilizie ed elettromeccaniche.

La progettazione è stata eseguita all’interno del Servizio Regionale delle Opere Pubbliche, con la consulenza specialistica dello studio I.R.I.D.R.A. di Firenze, la direzione dei lavori è stata condotta da tecnici dello stesso Servizio Regionale.

 La presenza di esperti nel settore della fitodepurazione, la collaborazione degli Enti e delle Imprese coinvolte, la passione e la competenza che ha guidato l’impresa Metalmeccanica Pulsoni e i tecnici coinvolti, nonché il costante coordinamento del Servizio Opere Pubbliche, ha permesso di attuare, nei tempi previsti, un impianto innovativo, ecosostenibile in termini di consumi e smaltimenti, che rappresenta un visibile esempio di risoluzione delle problematiche di depurazione per molti centri regionali, con il rispetto del paesaggio, così prezioso per una regione come l’Umbria.

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3 risposte a Il fitodepuratore

  1. nunzio scrive:

    Vorrei rispondere a quel passante, che dice di ringraziare la forestale
    per il depuratore, ma non sono d’accordo, sono uno che è nato e vissuto in
    quel bellissimo paese, ma non dobbiamo ringraziare solo loro, bensì altra gente.
    La forestale lasciamola in disparte per adesso

    • Nunzio, capisco quello che vuoi dire. Penso, però, che Passante intendesse dire che, se la forestale non interveniva duramente sul vecchio depuratore che funzionava male, non si sarebbe fatto il nuovo depuratore. Tuttavia anch’io, senza offesa, non sono molto d’accordo con Passante – anche se un fondo di verità in quello che dice c’è – perché non credo che la Regione abbia fatto un depuratore all’avanguardia, enorme e costoso, solo perché il vecchio depuratore funzionava male. Mi sembra una spiegazione riduttiva. Credo che ci sia stato un disegno più complessivo in cui, all’interno di un parco nazionale, si voleva creare un modello esportabile anche in altri contesti ambientali.
      Quanto alla forestale, anch’io la lascerei stare. E’ un corpo dello Stato che fa il suo mestiere.

  2. Passante scrive:

    Dovete ringraziare la Forestale per il depuratore…

    Se non era per il loro intervento vi trovavate ancora in mezzo ad un mare di …